DEMOCRAZIA WIRELESS

dall' OTTAVO NUMERO de L'Alternatore

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  1. * gIoRgInA *
     
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    di Luca Nicolai

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    Dieci anni fa non esistevano gli ipod. Un dato apparentemente insignificante, ma che ci dà una vaga idea di quanto il mondo sia cambiato dal 1999, e un’idea ancora più vaga di quanto cambierà nei prossimi dieci anni. Dieci anni fa l’unico modo per portarsi dietro duemila canzoni era una valigia, mentre oggi, grazie alla connessione youtube integrata, non c’è quasi neppure più bisogno di memorizzarle sul lettore. Le informazioni sono nell’aria. Mai come ora il progresso tecnologico si è mosso ad un passo così rapido, e così inaspettato. Il Ventunesimo Secolo è sempre stato immaginato come un’era dorata di robot e città sulla luna; o come un incubo cromato pieno di arti meccanici e tensioni sociali. Nessuno poteva aspettarsi un futuro multicolore come quello in cui viviamo. Non ci sono città sulla luna, ma sto scrivendo questo articolo su uno strumento poco più grande di un libro (e se fossi un vero tecnofilo potrei averne uno grande quanto un cellulare), ricercando contemporaneamente informazioni e musica da una sconfinata Rete informativa a cui accedo senza cavi e senza antenne. Internet ha cambiato il mondo in un modo che nessun’auto volante o spada laser potrebbe mai fare, e le sue potenzialità sono ancora inesplorate. I social network non sono solo un modo per ritrovare vecchi compagni di scuola o spiare le proprie ex: permettono di organizzare petizioni, manifestazioni e altre forme di attivismo sociale e politico con una facilità straordinaria. Il rovescio della medaglia è che ancora non ci rendiamo conto di come la privacy sia un illusione, in questi nuovi tempi. Non si tratta solo degli idioti che caricano le loro bravate su youtube, per poi stupirsi quando vengono arrestati; ma del fatto che quasi ogni cosa che facciamo viene registrata in qualche banca dati. Ogni acquisto, ogni spostamento, ogni lettura o film noleggiato lascia una traccia, che le aziende sfruttano per creare profili dei consumatori. E poiché non esiste banca dati che non possa essere violata, questo vuol dire che le informazioni su ognuno di noi sono a disposizione di chiunque sia abbastanza abile o determinato. La paranoia che questo suscita in alcuni è giustificata, ma solo in parte. La classe dirigente mondiale, sempre che si possa parlarne come di un’unica entità, è composta per la maggior parte da individui anziani, avidi e miopi. Persone cresciute nel secolo scorso, che faticano a comprendere le potenzialità e le implicazioni del nuovo ordine digitale. Per costoro la Rete è forse solo uno strumento di controllo, un modo per realizzare il Panopticon, la prigione onnisciente immaginata da Jeremy Bentham nel 1700. Purtroppo, non sembrano capire che nel Panopticon digitale siamo tutti prigionieri. È estremamente difficile rimuovere un’informazione da Internet, come hanno recentemente scoperto il nostro Premier e il governo iraniano. Che si tratti di squallidi festini in villa o di brutali repressioni in seguito ad un’elezione truccata non fa differenza: il mondo può vederlo. Tutti i regimi, da Cuba a Pyongyang, tentano costantemente di bloccare l’accesso alla Rete, ma il segnale non può essere fermato. Qualcosa filtra sempre.
    La strategia del governo italiano è più sottile: il ddl sulle intercettazioni, tra le altre infamie, rende i blogger responsabili penalmente dei commenti lasciati dai visitatori, cosa che renderebbe molto facile “incastrare” autori scomodi. Non avendo la forza per una vera repressione, il governo Berlusconi vuole costringerci all’autocensura.
    Internet è informazione, l’informazione è potere. Internet è basato sulla condivisione dell’informazione, e di conseguenza del potere. I nostri governanti questo non lo riescono ad accettare, ma internet è ormai fondamentale per il funzionamento dell’economia globale, e non può essere fermato. Le informazioni sono nell’aria, sta a noi usarle.
     
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0 replies since 21/9/2009, 17:25   61 views
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