BERLUSCONI, L'ABRUZZO, PORTA A PORTA

3 ore di spot elettorale praticamente a reti unificate

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  1. Rasta.Blasta
     
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    Qui siamo giunti davvero al colmo dell'inciviltà... Berlusconi ieri sera ha parlato per tre ore senza un contradditorio nel salotto buono della tv pubblica con il pretesto di presentare le nuove costruzioni per l'abruzzo... ecco gli articoli di repubblica che descrivono sicuramente i fatti e le situazioni meglio di me... io sono talmente allibito, talmente arrabbiato con questa nostra situazione che non riesco a trovare le parole per descrivere quel marasma di pensieri che provo in questo momento...


    A "Porta a Porta", il premier parla della ricostruzione all'Aquila, poi va giù duro
    "Delinquenziale parlare di libertà di stampa a rischio". Poi Fini, i rapporti con l'Udc e i "comunisti"

    Berlusconi: "Farabutti in tv, stampa e politica
    Repubblica superpartito che mi attacca"

    Sulla trasmissione in prima serata, il Cavaliere confessa: "Avrei preferito il Milan"


    ROMA - Mentre su Rai2 va in onda un poliziesco all'italiana, su Rai3 un film sugli ultimi giorni di Hitler (Ballarò è stato cancellato), e su Canale 5 Matrix è sostituito da un serial sulla mafia, Berlusconi è "costretto" a monopolizzare Rai1 per più di tre ore. "Costretto" perché se fosse stato per lui, avrebbe preferito guardare il Milan: "Ero nettamente contrario allo spostamento in prima serata della trasmissione. Come proprietario del Milan, avrei grandemente voluto assistere alla partita di stasera di Champions league. Ma ho accettato l'invito".

    Trascorsi i primi 45 miniuti sul terremoto all'Aquila e i progetti di ricostruzione ("Entro dicembre tutti gli sfollati avranno un tetto sulla testa e senza alcuna tassa aggiuntiva perché stanzieremo 30 miliardi di euro"), Silvio Berlusconi ha aperto il fuoco sulla libertà di stampa: "Siamo circondati da farabutti in tivù, stampa e politica. La Rai è l'unica rete pubblica che parla male del governo con i soldi dei contribuenti".

    E poi una bordata a Repubblica: "E' un giornale retto da un editore svizzero, con un direttore dichiaratamente evasore fiscale". Vespa prova ad interromperlo: "Mauro dice che non è vero", ma Berlusconi insiste: "Lei ha un gran senso dell'umorismo, ma è delinquenziale parlare di attentato alla libertà di stampa. Denunciare quella testata era il minimo che potessi fare".

    Non poteva mancare un accenno ai dissapori in casa Pdl: "Con Fini non ci sono problemi da parte mia", ha detto Berlusconi. "Ci sono due concezioni diverse in campo. Io vedo i partiti come movimenti che devono organizzarsi nei momenti elettorali. Per Fini e i professionisti della politica - e io non lo sono - il partito deve discutere le decisioni che devono essere prese dal governo. Due concezioni diverse, ma nessun problema con Fini".

    Spara invece sull'Udc: "Fa parte del PPE e mi parrebbe logico e conseguente che si alleasse con noi, mentre fa calcoli di convenienza con la sinistra nelle regioni rosse solo per avere assessori e fette di potere". Pier Ferdinando Casini interviene in diretta per spiegare che è l'unica forza politica all'opposizione con il vecchio governo e con l'attuale: "Perché a noi - dice il presidente dell'Udc - piace stare con chi governa bene. E comunque, se Berlusconi dice che puntiamo alle clientele, vuol dire che non faremo alleanze con il Pdl alle regionali". Ma il Berlusconi gela il dialogo prima ancora che nasca, e laconico replica: "Auguri".

    Poi il Cavaliere torna ad incensarsi. "Il mio esecutivo è meglio quello di De Gasperi", dice convinto: "Lui fu il padre della patria, ma il mio esecutivo è il migliore". E quando parla dell'opposizione, Berlusconi non perde l'abitudine di definarla "comunista". Anche Vespa tenta timidamente di contraddirlo ("Non esistono più i comunisti. Si chiamano Pd"), ma il premier ha insistito: "Sono e saranno sempre dei vecchi comunisti. D'Alema è un vetero comunista che sta lì a fare il comunista da 40 anni. Le accuse che rivolge al governo sono espressioni da puro stalinista. Serve un cambiamento generazionale".

    E a Vespa che gli fa osservare come sia paradossale che a invocare il cambiamento generazionale sia proprio lui, Berlusconi, che di anni ne ha 73, il premier replica piccato: "Io sono il più giovane: non è l'età che fa l'innovazione. E' il cervello, caro dottore".



    Berlusconi a "Porta a porta" torna all'attacco della stampa
    Tre ore di spot governativo senza alcun contraddittorio
    Monologo con insulti e menzogne
    nel salotto del servizio pubblico

    di CURZIO MALTESE


    C'è poco da commentare sulla puntata di "Porta a Porta" di ieri sera. Bisogna passare ai fatti. Registrare tutto e inviarlo al resto del mondo, via Internet, con una sola parola d'accompagnamento: "aiuto!". Tre ore di spot governativo, con il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, autoproclamatosi "superiore a De Gasperi", senza alcun contraddittorio, non soltanto in studio, ma nell'etere intero. Che ne penseranno nei paesi democratici?

    Il Presidente Ingegnere, come scriveva Augusto Minzolini prima d'essere premiato con la direzione del Tg1, che consegna le prime case ai terremotati abruzzesi, è l'ultima versione dell'Uomo della Provvidenza. Bruno Vespa lo prende sottobraccio, da vecchio amico, fin dalla prima scena. A spasso fra le macerie dell'Aquila e della democrazia italiana. I commenti del conduttore spaziano fra "ma questo è un record!" a "un altro record!", fino a sfociare "è un miracolo!". Ma Onna, i terremotati e il loro dolore, la ricostruzione dell'Aquila, ancora di là da venire, sono soltanto pretesti.

    Dopo mezzora si capisce qual è il vero scopo della trasmissione a reti unificate. Un attacco frontale alla stampa, anzi per dirla tutta a Repubblica. Noi giornalisti di Repubblica siamo "delinquenti", "farabutti" che ci ostiniamo a fargli domande alle quali il premier non risponde da mesi. Se non con questo impasto di minacce e menzogne, come la favola della "perdita di lettori e copie": un'affermazione smentita dalle vendite del giornale in edicola che sono in costante ascesa.

    Ecco lo scopo di non avere un Ballarò e neppure un Matrix fra i piedi. Non tanto e non solo per disturbare il "vi piace il presepe?" allestito sulla tragedia del terremoto. Quanto per non rischiare un contraddittorio durante la fase di pestaggio.

    Vespa non ci ha neppure provato, a parte il minimo sindacale ("Nessuno di Repubblica è presente"). Lasciamo perdere gli altri figuranti. Nessuno, nell'affrontare il problema dei rapporti con Fini, ha chiesto al Cavaliere un giudizio sui dossier a luci rosse contro il presidente della Camera sventolati come arma di ricatto da Vittorio Feltri, direttore del giornale di famiglia.

    Già una volta il presidente del Consiglio era andato nel cosiddetto "salotto principe" della televisione, a "chiarire le vicende di Noemi e il resto", senza chiarire un bel nulla e con i giornalisti presenti, fra i quali il solito Sansonetti, il quale non poteva mancare neppure ieri sera, tutti ben contenti di non rivolgergli mezza domanda sul caso specifico. Stavolta però si è polverizzato davvero ogni primato d'inciviltà. Ma che razza di servizio pubblico è quello che organizza simili agguati? E' un'altra domanda che probabilmente non avrà mai risposta. Non da Berlusconi e tanto meno dai sottostanti vertici della Rai.

    Il meno che si possa dire è che la puntata di "Porta a Porta" ha dato ragione a tutte le critiche della vigilia. Anzi, è andata molto oltre le peggiori aspettative. Ed è tuttavia interessante notare l'evoluzione del caso Berlusconi. Che senso ha attaccare la stampa indipendente al cospetto di una platea televisiva che poco o nulla sa delle inchieste di Repubblica e degli scandali del premier, dello stesso discredito internazionale che circonda ormai la figura di Berlusconi in tutto il mondo libero? E' davvero singolare che sia proprio Berlusconi a parlarne. Da solo, visto che i prudenti giornalisti chiamati a fargli ogni volta da corte, astutamente si guardano bene dal citare questi fatti. Per capirlo, ci vorrebbe uno psicoanalista, di quelli bravi.

    Alla fine, a parte lo scempio d'informazione, cui ormai si è quasi abituati, indigna più di tutto la strumentalizzazione del dolore della gente abruzzese. La diretta in prima serata e l'oscuramento della concorrenza era stato giustificato dalla Rai con l'urgenza dell'evento, la consegna dei primi novantaquattro appartamenti agli sfollati del terremoto. Chiunque abbia seguito la serata ha potuto constatare come questo fosse appena un miserabile espediente, liquidato in pochi minuti, con qualche frase di circostanza e commozione da attori. Per poi passare al regolamento di conti con chiunque osi criticare il presidente del Consiglio. Ce la potevano risparmiare, questa serata di veleni e sciacalli.
     
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