LA NOSTRA LIBERAZIONE

dal SETTIMO NUMERO dell' Alternatore

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  1. * gIoRgInA *
     
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    Venezia, 25 Aprile 2009, ore 23 circa.
    Da un campo Santa Margherita gremito si alza un coro: “Siamo tutti antifascisti”.
    Ed è come se tutti i presenti, dalle associazioni che hanno organizzato la giornata (tra cui l'Alternatore) a chi comunque non ha fatto mancare la propria presenza con un aiuto, un contributo, una parola di incoraggiamento, non avessero aspettato altro che quell'istante per tutto il giorno.
    Un grido forte, sentito e liberatorio, perchè sempre di una Liberazione da onore stiamo parlando, che risolve le tensioni, ripaga le fatiche e unisce ancor di più chi ha contribuito a (ri)creare un 25 Aprile delle associazioni veneziane come, dicono, non si vedeva da almeno trent'anni.

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    Un grido dal quale ripartire, con più consapevolezza ma soprattutto con più coraggio di prima, nella lotta contro un nemico da troppo tempo classificato, erroneamente, come strisciante, clandestino, obsoleto, relegato ai deliri fantapolitici di pochi nostalgici male istruiti.
    Un nemico da (ri)guardare in faccia, da (ri)considerare per quello che è veramente, con la serenità e il sorriso di chi sta dalla parte della ragione; in barba a chi, forzando i limiti dei termini “libertà di espressione” e “democrazia”, vorrebbe far passare posizioni razziste e intolleranti come degne del diritto di parola.
    Un'emergenza che non si risolverà mai, ad esempio, finchè non cominciamo a pensare i respingimenti dei clandestini operati dal ministro Maroni e la morte di Nicola Tommasoli come membra diverse di uno stesso corpo, quello di un grottesco Frankestein rattoppato e riportato in vita con l'energia di chi legittima e l'inerzia di chi non condanna. Per chiarire questo concetto forniamo alcuni dati: un recente rapporto RAXEN (curato dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'UE) afferma che gli episodi di razzismo e intolleranza operati da italiani ai danni di extracomunitari tra il settembre 2005 e il settembre 2006, anno campione, sono stati 403. Uno ogni 43 ore. Di questi, ben 94 rappresentati da violenze fisiche di vario genere; dei 403 85 casi sono imputabili all'azione di singoli o gruppi di singoli, 19 alle “forze dell'ordine”, 27 a estremisti di destra, 40 a istituzioni come CPT, 9 a tifoserie calcistiche e 23 a esponenti della Lega.
    In questo computo, per ovvie ragioni, non rientrano le aggressioni perpetuate ai danni di altre minoranze (casi di omofobia, violenza contro i disabili etc) e quelle ai danni di persone con opposte visioni politiche rispetto a quelle di questi figuri.

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    Tanto per dare una piccola dimensione del problema e della “verticalità” che questo fenomeno ha acquisito, dalle strade di periferia ai palazzi sfarzosi della politica e viceversa.
    La deriva razzista e neofascista, e d'ora in avanti sarà necessario parlare di questi termini assieme, rievocando essi lo stesso identico linguaggio dell'intolleranza e della discriminazione, è, per chi facesse finta ancora di non vedere, divenuta movimento, aggregazione, ha fatto sue valenze sociali più o meno sincere lì dove la democrazia ha fallito, abbandonate quando si è condannata ad esistere senza memoria, prostituendo gli ideali alle false promesse del denaro e degli interessi personali.
    Solo tenendo presente questo quadro potremmo comprendere come le spinte separatiste “padane” possano essersi mischiate così bene con il più becero nazionalismo nero; perchè il presidente Berlusconi, appartenente a uno schieramento che appoggia dottrine economiche liberiste, possa trovarsi così bene, tanto da allearcisi, con movimenti che rivendicano “la terza posizione”, gli stessi movimenti che finiscono, tra le altre cose, a contestare con decisione trasmissioni come “Il Grande Fratello”, esportate dagli States dalla “presidenziale” Mediaset.
    Contraddizioni certo, che però ben stanno assieme e passano l'un l'altra inosservate, soffocate in una gigantesca marmellata di bassi sentimenti che fa, e qui l'adagio ci sta tutto, di tutta l'erba un fascio. Contraddizioni che spariscono del tutto se inquadrate nell'ottica, forse ancora un po' prematura ma neanche troppo, della volontà di creare un “pensiero unico”, comodo per la gente e accomodante per chi la gente la vuole comandare. Un pensiero unico senza opposizione dal basso, giacchè quella “dall'alto” ha ormai sottoscritto il tacito patto di restare, seppur contraria, nell'orbita della maggioranza, che riveda i libri di scuola faziosi, la Costituzioni ormai “obsoleta”, che tolga gli striscioni dagli stadi, sopprima le manifestazioni spontanee non autorizzate, faccia pensare che Mussolini abbia perso la guerra perchè troppo buono e troppo blando nell'applicazione delle leggi razziali (cito il senatore dell'Utri, dichiarazione dell'11 maggio 2009).
    Contro tutto ciò il 25 Aprile si è levato quell'urlo. Forte, sentito, liberatorio. Commosso. Perchè qualcosa la si può ancora fare, dal basso, con la voglia di informarsi e di stare tra la gente, dandoci fiducia a vicenda tra chi la pensa allo stesso modo.
    Sono giornate come quella del 25 Aprile che ti spingono a proseguire su una strada, a sognare che un piccolo giornale come questo che avete tra le mani, nato in un'umida sera di novembre davanti a uno spritz, possa contare, possa cambiare davvero qualcosa.
    Noi continueremo sulla nostra strada, la nostra piccola Liberazione la continueremo a fare ogni qual volta qualcuno ci prenderà in mano per leggerci.


    di NICOLAS MONGELLI
     
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0 replies since 19/7/2009, 08:27   69 views
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