IL SIMBOLO SI FA TRENDY

dal SESTO NUMERO dell' Alternatore

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  1. * gIoRgInA *
     
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    Sorseggiando la mia tazza di caffè mattutina, sfogliavo una rivista di moda disinteressatamente. Pensavo al libro di microeconomia, abbandonato sul comò da giorni, appariva minaccioso. In confronto a quel turpe libro, la rivista si faceva sfogliare amabilmente.
    Ad un certo punto la pubblicità di una marca nota cattura particolarmente la mia attenzione. Inizialmente non capisco perché. Poi mi rendo conto che a catturare il mio interesse è stato un accessorio in mezzo a tanti foulard, decolté e pochette. Si tratta di una kefiah.
    Questo fatto mi ha decisamente colpita: la kefiah fino a pochi anni fa era l’ “anti-moda”, e per di più chi la portava era identificato politicamente ed ideologicamente.

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    Ora si è ridotta ad un semplice oggetto dei desideri, che se qualche anno fa si comprava per cinque euro o poco più, ora il suo prezzo varia dai dieci euro ad una cinquantina, se a produrla è un marchio importante.
    Se ne trovano di tutti i colori, anche fucsia e blu, dorate o arancioni. Ci sono alcuni modelli di kefiah tutti bardati con perline, ciondoli e medagliette…
    Navigando in rete, cercando spunti per scrivere questo articolo, mi sono imbattuta in un sito, “Trend and the city”, in cui si tratta appunto delle kefiah: moda o messaggio politico? Tanto per cominciare la definiscono un foulard di origine palestinese. Questa è una definizione assolutamente scorretta, poiché la kefiah è un copricapo ed è arabo, non solo palestinese. In genere è fatta di seta, lana o cotone, e viene portata intorno alla testa legata con un “nastro” di cotone chiamato “egal”. Fino a pochi anni fa chi la indossava in occidente lo faceva per un motivo politico, per esprimere la sua solidarietà con il popolo palestinese. Ora che anche Cameron Diaz o Kirsten Dunst l’hanno indossata è diventato un tormentone trendy tanto che marchi come Balenciaga l’hanno utilizzata nelle loro sfilate. Questo (dice chi di moda se ne intende) accade per il suo fascino etnico e folk e perché, in effetti, è esteticamente bella.

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    Nonostante il disappunto iniziale, sono giunta alla conclusione che non mi importa se ormai la kefiah è diventato un fatto di moda, ad una condizione: che chi la porti sia consapevole della sua provenienza e dell’importanza che un simbolo può avere. La moda infatti in questo caso potrebbe anche rivelarsi utile e diventare un mezzo inconsapevole per divulgare un’idea o per suscitare interesse nei confronti di una cultura lontana.
    Chi la porta consapevolmente, cerchi però di non farsi trovare impreparato. I colori originali delle kefiah hanno significati diversi: la kefiah bianca e nera, accettata comunemente come simbolo palestinese, è associata all'OLP e ad al-Fatḥ, movimenti socialisti, (è diventata famosa in occidente soprattutto poiché indossata da Yaser ʿArafāt) la kefiah bianca e verde è associata ad Ḥamās ed al movimento fondamentalista islamico, la kefiah bianca e rossa è il simbolo del movimento d'ispirazione marxista - comunista per la liberazione della Palestina. Tutte le altre sono “rivisitazioni” e non hanno significati particolari. Quindi non scegliamo la nostra kefiah solo in base al colore che ci piace, o almeno facciamoci trovare pronti nel momento in cui dovremo giustificare la nostra scelta davanti a qualcuno, che esso sia un arabo o una fan di Cameron Diaz.


    di LUCIA CASARIN
     
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0 replies since 18/7/2009, 06:41   359 views
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