IL CIRCO DEI TELEGIORNALI

dal QUINTO NUMERO dell' Alternatore

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  1. * gIoRgInA *
     
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    Un numero per tutti i gusti: Silvio il Clown, Renato il domatore di leoni, Mariastella la contorsionista

    Dire che la politica domina nei tg è come sfondare una porta aperta. La settimana scorsa per caso mi sono imbattuta in una ricerca dell'Osservatorio di Pavia (cooperativa di analisi e di rilevazioni economiche e sociali) dove veniva affrontato il tema della politica nei telegiornali. L’analisi è sviluppata in due parti: la prima parte si concentra sull’evoluzione delle forme mediatiche concernenti la politica, ovvero le modalità e gli stili della pagina; la seconda parte invece confronta alcuni elementi caratteristici dei telegiornali Rai con i principali telegiornali pubblici europei .

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    Nulla di nuovo dal fronte, ma alcuni aspetti o dati provocano quella piccola acidità in bocca ben nota e, giusto per mettere il dito nella piaga, proverò a fare un resoconto di quanto ho letto.
    Per quanto riguarda la prima parte della ricerca il campione è di due settimane in marzo e novembre dal 1967 al 2007 delle edizioni del Tg1, Tg2, Tg3.
    In primo luogo il contenuto e lo stile della notizia in quest’ultimi quaranta anni sono notevolmente tramutati: se all’inizio gli eventi che erano all’origine della notizia erano per un bel 94% fatti relative alle attività e alle decisioni delle istituzioni (congressi, disposizioni, leggi, regolamenti etc.) ora sono state declassate da un 76% di notizie relative ad esternazioni o valutazioni che esprimono intenzionalità, critiche generiche, battibecchi, e, perché no, come riescono a fare l’uomo vetruviano in sede di voto. Se negli anni ‘60 quasi la metà delle notizie veniva esplicata con connessioni ed approfondimenti, nel 2007 solo l’% delle notizie sono degne di spiegazioni. Le finalità quindi da pedagogiche ed esplicative sono passate a “cronachistiche” ed accattivanti; le notizie con il trascorrere del tempo sono diventate sempre più frammentarie e con un ritmo sempre più alto.
    In secondo luogo anche la figura del giornalista si è evoluta, da ruolo centrale dove raccontava la notizia in prima persona è passata ad un ruolo marginale dove la parola viene data direttamente ai politici. Come in un circo ognuno fa il suo numero, con l'obiettivo di emozionare, catturare l'attenzione, intrattenere e persino fare divertire.

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    Nella seconda parte della ricerca come già detto ci si concentra in un confronto diretto tra i nostri telegiornali nazionali (Tg1, Tg2, Tg3) e la BBC ONE (Gran Bretagna), FRANCE 2 (Francia), TVE (Spagna), ARD (Germania) nelle edizioni di Luglio e Settembre dello scorso anno.
    Nella gara di percentuale di politica presente nei telegiornali vincono senza alcun dubbio la medaglia d’oro i Tg Rai: nelle due settimane prese in campione più di un terzo dei 3 Tg Rai (34,8%) è stato dedicato alla pagina politica contro meno della metà dei quattro network europei(16,5%).
    L’osservatorio definisce una caratterista strutturale l’1/3 dedicato alla politica, ovvero almeno dieci minuti in ogni edizione dedicati alla pagina, al contrario, i Tg europei mostrano una variabilità elevata, legata alla congiuntura politica. Prevalentemente dieci minuti di esternazioni e intenzioni con un 55% contro ad un 24% delle testate europee, che prediligono le azioni dei politici anziché le intenzioni.
    Altro fenomeno preso in considerazione è la “controversialità”, cioè la “presa di posizione a favore o a sfavore di”, il “rispondere a”. I Tg Rai realizzano servizi del genere per il 41,6 per cento, mentre all’estero solo per il 20,7. I network europei scelgono l’unipolarità, ovvero il racconto dell'attività politica senza relazione tra posizioni. I delegati, i porta-valigie di passaggio restano in silenzio, vengono raccontate le leggi e le decisioni prese, i “gossip-boys” della situazione non hanno l’esclusiva..
    In risposta alla ricerca dell’Osservatorio, Gianni Riotta per il Tg1, Mauro Mazza per il Tg2 e Antonio Di Bella per il Tg3, hanno messo la testa sottoterra e hanno messo le mani avanti difendendosi con la “par condicio” e definendola una sorta di “prigione”, una “cosa assurda” (Mazza); Riotta invece ha dichiarato: “Devo prima studiare la ricerca e capire quali siano i campioni presi in esame, e poi dobbiamo intenderci sulla semantica”.
    Il signor Claudio Cappon, direttore generale della Rai, ha dichiarato: “Se ci comportassimo come altri Paesi, saremmo censurati. In Italia ci sono diverse priorità e diversi parametri. Se facciamo un’informazione unipolare, non possiamo fare il contraddittorio: dobbiamo metterci d’accordo su cosa si vuole dal servizio pubblico”.
    La curva ultras si alzi per l’informazione trasparente oppure seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino verso l’isola che non c’è…


    Adriana Miotto
     
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0 replies since 17/7/2009, 09:46   75 views
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