L' OTTOCENTO è IL NUOVO FUTURO

dal QUARTO NUMERO dell' Alternatore

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  1. * gIoRgInA *
     
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    Soffro di ipertalgia.
    Non è grave come sembra, e non interferisce troppo con la mia vita di studente sfaticato, per quanto occasionalmente mi causi lacrimazione immotivata, momenti di assenza e un persistente sapore amaro in bocca. Non esiste una cura farmacologica, perché l’ipertalgia altro non è che la nostalgia per cose mai vissute.

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    Nel mio caso la malattia prende la forma di una fascinazione per la retrofantascienza Steampunk, il che, in effetti, significa che provo nostalgia per un futuro mai vissuto. Di cosa sto parlando? Di giganteschi dirigibili transoceanici, di tubi per la posta pneumatica che serpeggiano su e giù dai palazzi, di computer analogici, ornitotteri, corsetti, bobine di Tesla, occhialoni da pilota e fantastiche macchine a vapore. Parlo di un genere letterario, ma anche di uno stile di vita e di una forma d’arte. Il termine, coniato da K. W. Jeter nel 1979, designava inizialmente dei romanzi che riprendevano i personaggi e le ambientazioni di autori di fantascienza ottocentesca, come Verne e Wells, ma il genere raggiunse la maturità solo nel 1990, con La Macchina della Realtà. Questo romanzo di Sterling e Gibson (massimi esponenti del Cyberpunk) è ambientato in un ipotetico 1855 in cui Charles Babbage ha potuto costruire la sua macchina analitica, catapultando il mondo nell’Era dell’Informazione con più di un secolo d’anticipo. Ma questo mondo basato sulla meccanica invece che sull’elettronica è tutto tranne che perfetto: l’egemonia dell’Impero Inglese scricchiola, le masse oppresse si ribellano senza speranza, e l’eccessiva fiducia nel potere degli elaboratori spiana la strada per la dittatura onnisciente del Panopticon. È questa la ricchezza dello Steampunk, la sua capacità di comprendere Verne e Gibson insieme, di poter accogliere le peggiori fantasie Orwelliane come le più luminose utopie umaniste. Questo perché lo Steampunk è prima di tutto un’estetica, quella del 18° secolo. Un tempo di sconvolgimenti sociali e tecnologici senza precedenti, in cui industria e artigianato non si escludevano a vicenda, in cui il potere della scienza sembrava infinito e la società era squassata continuamente da nuove teorie socio-politiche. Un tempo di contraddizioni, di miseria e splendore, di idealismo e ingiustizia, ma sopra ogni altra cosa di infinite possibilità. Soprattutto, un tempo in cui, con un po’ di studio, chiunque poteva comprendere la tecnologia in uso, e persino migliorarla. Quanti tra noi sono capaci di capire il sistema operativo di Windows, o di riparare un ipod? Ma un motore a vapore, una scheda perforata, un ingranaggio… sono tangibili, immediati. La nostra specie ragiona e impara con le mani, prima che con la mente, e nell’era digitale lo stiamo dimenticando. Per questo motivo un gran numero di subculture, dai Goth ai Rivet ai Tecnosfigati ai Punk, hanno abbracciato questa estetica retrofuturista nel design, nella moda e nella musica, dando origine a bizzarre a affascinanti combinazioni. Lontano dagli occhi dei media queste persone cercano di restituire alla tecnologia un’aura di magia, uno stile, un’individualità. Penso che abbiamo qualcosa da imparare da questi “scienziati pazzi”. Dopotutto, a chi importa del prezzo del petrolio quando si ha un auto a vapore?


    Siti utili e dilettevoli:

    Abney Park
    Ether Emporium
    The Steam Punk Workshop
    Guida Steam Punk all' Apocalisse
    Freak Angels


    Luca Nicolai
     
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0 replies since 16/7/2009, 11:46   72 views
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