IL DIO SENZA BIGLIETTO

dal QUARTO NUMERO dell' Alternatore

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  1. * gIoRgInA *
     
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    I controllori degli autobus genovesi possono tirare un sospiro di sollievo: nel caso in cui trovassero Dio a bordo non sarà necessario multarlo. Pare infatti che il tentativo di “escludere” l'Onnipotente dai mezzi di trasporto pubblici del capoluogo ligure sia fallito, anche se le polemiche sicuramente proseguiranno ancora per un bel po'.
    La blasfema iniziativa è opera dell'UAAR, l'Unione Atei e Agnostici Razionalisti, che sperava di farsi pubblicità affiggendo su ben due linee autobus di Genova la scritta “La cattiva notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno”, messaggio che, a sentire quel branco di eretici, avrebbe un contenuto ottimistico e positivo, addirittura. A loro discolpa, comunque, si può dire che l'idea non è farina del loro sacco, ma arriva nel nostro Paese direttamente da Londra (non così direttamente, in realtà: ha prima trovato il tempo di contagiare i trasporti spagnoli e le metropolitane statunitensi), sono stati difatti i celebri autobus rossi a due piani i primi ad esporre sulle loro fiancate uno slogan di questo tipo. Del resto, cosa ci si poteva aspettare da uno Stato dove i preti si possono sposare?
    Grazie al cielo ci ha pensato la IGPDecaux, concessionaria pubblicitaria che si occupa delle linee pubbliche genovesi, a fermare questa ondata di dilagante miscredenza, rifiutando all'improvviso e proprio all'ultimo momento la pubblicazione degli slogan, rei, a quanto detto, di risultare offensivi. Che questo provvidenziale intervento sia stato sollecitato da un'apparizione notturna della Madonna? L'eventualità non è poi così improbabile: Genova è la città del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dell'associazione vescovile italiana e appassionato di politica. Che abbia interceduto lui presso la Santa Vergine per fermare questo indecente crimine? Che abbia indossato velo azzurro e parrucca e abbia fatto una visitina nottetempo al direttore della IGPDecaux? Chi può dirlo? Le vie del Signore sono infinite...
    Dall'altra parte della barricata Raffaele Carcano, segretario generale UAAR, cerca di spiegare le sue motivazioni, di convincere i suoi inquisitori che l'iniziativa non è nata su suggerimento del Maligno e, con un po' di fortuna, di evitare il rogo: «La campagna è una specie di sfida atea in casa di Bagnasco: dopo le polemiche sul gay pride di Genova, colpevole di essere stato fissato per il 13 giugno, giorno del Corpus Domini, e dopo le parole di Bagnasco per ostacolare lo svolgimento della manifestazione, dopo le frequenti uscite del cardinale in materia di scienza, diritti, riproduzione, l'UAAR ha deciso di riprendersi un po' di par condicio. E di fare pubblicità all'incredulità» Grosso errore, caro signor Carcano! E poi, siamo seri, non avrà mica sperato che basti una scritta su un bus a far ricredere un fervente credente? In ogni caso qualcuno deve averlo temuto, per arrivare a fare tutto questo rumore...
    Tra gente che grida allo scandalo, sostenendo che censurare queste pubblicità sia anticostituzionale, e noti personaggi politici che si affrettano a tappezzare Roma di manifesti con la scritta “Dio esiste e anche gli atei lo sanno” l'Italia ha passato un paio di giorni afflitta da una pesante crisi mistica, mentre il resto del mondo, come sempre, andava avanti. D'altronde, si sa, noi siamo maestri nel perderci in questioni senza senso, gonfiate e caricate prima da quel partito e poi da quell'altro, prima dalla Chiesa e poi da chi la osteggia.
    Certo, comunque, che osservando il quadro d'insieme qualche perplessità nasce spontanea: neppure due mesi fa l'astrofisica Margherita Hack veniva bruscamente interrotta durante il suo intervento su raitre per aver osato criticare l'operato del Vaticano, e ancora più recentemente tutti noi abbiamo potuto apprezzare le opinioni della Chiesa sul caso Englaro. Se ne deve dedurre quindi che l'Italia ormai altro non è che un'appendice dello Stato Pontificio? Magari un'escrescenza dispettosa, che va periodicamente rimessa in riga?
    A parere di chi scrive simili conclusioni, per quanto a volte possano essere spiacevolmente vicine alla verità, non possono comunque derivare da un caso come quello degli ateobus. Va infatti ricordato che, ufficialmente, il Vaticano ha parlato poco o per niente di questa cosa, per quanto non si possa negare una possibile influenza indiretta. Ciò che emerge da questi avvenimenti pare piuttosto essere la triste consapevolezza che, sia che un qualche prete apra la bocca sia che tenga le labbra serrate, qui nella terra dei Cesari risulta molto difficile isolare la sfera religiosa da tutto il resto, alla faccia della dichiarazione di laicità presente sulla nostra Costituzione.
    Il caso specifico, poi, pare quasi uscito da una barzelletta: viene bocciata una frase perché offensiva, ma non stiamo forse parlando di pubblicità, il demone dai mille volti che normalmente non guarda in faccia nessuno?
    Paola Cortellesi, in un'ironica pubblicità progresso, metteva in guardia gli italiani contro i pericoli dell'ateismo.
    Non ti preoccupare, cara Paola: qui in Italia avremmo pure le chiese vuote ed eserciti di bestemmiatori convinti, ma da qui a dire che Dio non esiste la strada pare essere, inspiegabilmente, molto lunga.


    Giacomo Costa

     
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0 replies since 16/7/2009, 11:40   118 views
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